La nascita oggi è malata. Si è ammalata, di stress, di estraniazione, di separazione, di abbandono, di solitudine, di mancanza di riconoscimento, di speculazione, di medicina, di inquinamento, di abuso, di vuoto, di depressione. Si è smembrata attraverso i secoli del patriarcato, si è persa sotto l’autorità del padre, smarrita nel consumismo, cancellata dal bisturi moderno che tutto risolve. E’ esausta, afflitta dagli stessi mali – affettivi, relazionali, emozionali, esistenziali – degli individui che ne sono emersi, le persone di oggi, noi, i nostri bambini.!
La Natura della nascita
In questo periodo di Natale, tutti gli occhi si rivolgono al presepe, la scena arcaica della nascita, il simbolo del “farsi carne”.
Gesù bambino nasce da un parto naturale, senza assistenza medica, in un ambiente tutt’altro che sterile, partorito da sua madre in una stalla tra gli animali e gli angeli. Non sappiamo niente del parto di Maria, se sia stato difficile o facile, quanto abbia sofferto, se si sia persa d’animo o no. Sappiamo solo che è andato a buon fine e che ha dato vita a un bambino sano con le sole sue forze. Certo, è stata accompagnata dal cielo e protetta dalla forza della vita che si vuole rinnovare sempre. Ma questo succede a tutte le madri.
Gesù, nel suo divenire uomo ha affrontato le insidie del canale da parto, ha compiuto la sua metamorfosi sotto le doglie uterine, inondato dagli ormoni materni, massaggiato e spinto fuori dalla forza della carne, accolto dalle braccia di donna e dal tepore degli animali. Ha percorso la strada di tutti gli esseri umani nel loro divenire. Alla sua nascita erano presenti pastori e re, pecore e angeli, il cielo e la terra, a rendere gloria al miracolo che con ogni nascita si compie: un essere che viene da un’altra dimensione si fa persona umana, entra nel mondo attraverso l’unica porta possibile, il corpo di donna.
Maria, sacra perché si apre al mistero, si lascia penetrare dal messaggio e si arrende all’angelo che la guida verso la maternità, si fida, affida a Giuseppe, protegge nel suo ventre il bambino invisibile. Quando è l’ora, si apre con dolore e gioia – corpo e anima – al suo passaggio nel mondo, diventando canale tra cielo e terra, ricettiva verso le due dimensioni esistenziali e verso il suo bambino nascente, in contatto con gli angeli e contemporaneamente fortemente impegnata nel suo corpo in una performance totalmente istintiva e “animalesca”. Spiritualità e istintualità, due polarità apparentemente opposte si integrano perfettamente nell’atto più generoso del mondo: dare alla luce una vita nuova. Il presepe è simbolo di questa integrazione con la rappresentazione del bue e dell’asino e della cometa.
Questa è la natura della nascita, la storia di tutti i bambini che vengono al mondo e di tutte le donne che partoriscono.
Ma dov’è rimasta la venerazione, la fiducia, la fede nelle proprie capacità, la protezione del prezioso bambino, l’istintualità spontanea della nascita naturale, la sacralità? Chi li vede più gli angeli, quando un bambino apre i suoi occhi sul mondo?
E’ più importante il pediatra, i punti da mettere, la placenta, le iniezioni. Vogliamo essere sicuri, vogliamo il meglio. Il meglio è assistenza specializzata per i rischi e le patologie, la rianimazione vicina, la medicalizzazione, il parto chirurgico.
In realtà la medicalizzazione di tutti ha aumentato i rischi e ha reso la maternità un percorso accidentato pieno di paure, privandola di quella gratificazione estatica che compensa ogni donna e ogni bambino dello sforzo grande compiuto.
La nascita oggi è malata. Si è ammalata, di stress, di estraniazione, di separazione, di abbandono, di solitudine, di mancanza di riconoscimento, di speculazione, di medicina, di inquinamento, di abuso, di vuoto, di depressione. Si è smembrata attraverso i secoli del patriarcato, si è persa sotto l’autorità del padre, smarrita nel consumismo, cancellata dal bisturi moderno che tutto risolve. E’ esausta, afflitta dagli stessi mali – affettivi, relazionali, emozionali, esistenziali – degli individui che ne sono emersi, le persone di oggi, noi, i nostri bambini.!
Per risollevare la nascita dal suo esaurimento, occorre attivare e rafforzarne il potenziale, tornare al presepe, alla nascita integrale, estatica, celestiale.
La via si chiama “salutogenesi”, un approccio alla persona e alla salute che focalizza l’attenzione sulle risorse interiori biologiche e su quelle psico-sociali della donna e del suo contesto di vita quotidiana, che considera l’aspetto spirituale della nascita. La salutogenesi sviluppa le capacità reattive e di adattamento, offre sostegno e facilita il coping con i ritmi di cambiamento del percorso maternità. Insegna a capire l’utilità delle doglie del parto e attiva le forze proprie di donna bambino e anche del padre come prima fonte di sostegno affettivo, affinché l’adattamento sia ottimale e la gravidanza, il parto, il periodo dopo siano pienamente partecipati dalla donna, dalla sua famiglia, dal bambino. Promuove l’attaccamento al bambino fin dai primi mesi della gravidanza come terreno solido e sicuro sul quale potrà mettere le sue radici e crescere come individuo completo e sano anche socialmente.
Quando le risorse sono forti, mettono le donne in grado di contrastare le eventuali difficoltà e per la stragrande maggioranza allora è possibile, partorire nella “stalla” ovvero, in qualsiasi luogo scelto in tutta sicurezza e in modo integrale. Oggi lo dicono anche le evidenze scientifiche!
Ogni singola donna che può ritrovare la via dell’integrità, secondo Jeannine Parvati Baker, grande donna saggia e ostetrica, aiuta a guarire la nascita e con la nascita, il pianeta.
Per superare la paura e ritrovare la fiducia nel parto leggi “Venire al mondo e dare alla luce, percorsi di vita attraverso la nascita”, di Verena Schmid, Apogeo ed. 2005
Per informarti sui diritti vai su:
Pubblicato su “Lumen”, n. di dicembre 2006
tratto da: http://verenaschmid.eu/articoli/la-natura-della-nascita