Franklyn Sills: Ciao a tutti! Questo è un confronto tra me Franklyn Sills , Michael Shea e Michael Kern sulla natura della biodinamica.
Michael Shea: Noi tre ci siamo riuniti oggi per discutere sulla Biodinamica e ciò che essa significa, tema trattato ampiamente in moltissimi libri e pubblicazioni specifiche. Quindi ognuno di noi vi esporrà sull’argomento, ovviamente sintetizzandolo, il proprio punto di vista su cosa è la Biodinamica. Per me, ed è quello che insegno ai miei studenti e che condivido con i clienti,
la biodinamica è lo studio della percezione.
In virtù delle relazioni interpersonali vissute nel corso degli anni ho potuto constatare come in questo campo, in un primo momento mediante la terapia craniosacrale e poi gradualmente tramite il paradigma biodinamico, proprio questo aspetto, mi abbia permesso di raggiungere un livello più profondo di percezione, con particolare riferimento al valore della quiete sia in termini biologici puramente detti sia riguardo ad un momento reale della mia vita, come per esempio nell’intimità del mio matrimonio. E’ stato molto prezioso!
D’altra parte è indubbio che la biodinamica permette di studiare ciò che sta guarendo e da qui scaturisce un’altra importante domanda:
che cosa è la guarigione!
L’indagine sul processo di guarigione sia per me che per la maggior parte delle persone coinvolte in tale processo
consiste nella natura dell’integrità e della completezza, ovvero nel sentirsi tutt’uno.
Nella mia storia di formazione, soprattutto nei corsi portati avanti tra gli anni ’70 e ’80 si considerava prioritario l’impegno di chiarire e discutere che cosa è il concetto di totalità. Di questo concetto si è sempre dibattuto e parlato in modo accademico, in termini di teoria, senza mai un effettivo riscontro nella situazione reale. Praticando la Biodinamica, invece, posso uscire fuori dalla teoria ed immergermi nella dimensione reale del mio corpo, vivendo pertanto il senso di totalità, nell’interconnessione con lo spazio, le persone e il mondo naturale a me circostante. È un rapporto ritmico e fluttuante e la sua dinamica rappresenta per me la base fondamentale del concetto generale di biodinamica: la trasposizione di questo concetto nella viva realtà del corpo stesso è quindi il punto di partenza per la discussione su ciò che è la Biodinamica.
Franklyn Sills: Sì, penso che questo sia molto bello … questo è il vero cambiamento. Certamente vedo nelle mie formazioni nel corso degli anni … e nelle persone sofferenti intorno a me che il concetto è il divenire tutt’uno e capire che ciò che è dentro di me e anche all’interno dell’altro.
Quello che mi sta supportando nella profondità del mio essere è presente ed è lo stesso che supporta anche tutte le cose intorno a me. Questo è quel cambiamento di percezione della presenza e della consapevolezza nelle relazioni.
E, visto che stiamo parlando di uno degli aspetti più importanti della Biodinamica, ti dico che per me l’aspetto più importante è la natura della percezione olistica e anche la capacità di sviluppare sfumature nella percezione in questo campo …
Così iniziamo a conoscere la natura di ciò che il Dott. Sutherland chiama Respirazione Primaria. La natura di questa espressione come principio primario di sostegno alla vita, di come si esprime in campi dentro campi dentro campi e di come si manifesta in forma fisica. Quindi in Biodinamica iniziamo ad aiutare le persone ad orientarsi nella natura della Respirazione Primaria; in ciò che Sutherland chiama marea ( tide ) e marea lunga ( long tide), la Biodinamica esprime in senso fisico con ciò che Sutherland chiama la Potenza e la marea fluida ( fluid tide). Da qui vedi come tutti gli esseri viventi, dalle cellule ai tessuti siano organizzati per essere tutt’uno, grazie a queste forze profonde che operano nella formazione embriologica dell’essere umano che è sono presenti in ogni momento. Queste forze vitali, che si esprimono per la prima volta nell’accensione al concepimento, mi supportano e poi continuano ad espandersi e ad esprimersi nello sviluppo sempre e in ogni momento della nostra vita. Sono quelle che mi hanno aiutato, supportato nella mia formazione e nel mio sviluppo e continuano a farlo. Il lavoro con il cliente è supportato da queste forze che agiscono in un campo relazionale, emergono da questa profonda percezione, quando ci assestiamo e ci si troviamo come essere (essenza) davanti a essere (essenza) in risonanza, allora (queste forze) vengono in primo piano.
Sutherland dice che quando ci orientiamo verso la Salute, anche i condizionamenti che emergono si chiariscono all’interno della Salute, e questa è una delle funzioni chiave della Biodinamica.
Michael Kern : Bene, grazie Franklyn tutto questo è molto bello, Michael Shea per me è un onore e un privilegio essere qui e condividere con voi queste idee e scambiare esperienze che riguardano la Biodinamica Mi piacciono e condivido entrambe le vostre descrizioni e trarrei spunto giusto da un paio di cose per continuare questa discussione. Ovviamente il concetto dell’essere “tutt’uno” è fondamentale. Franklyn, tu hai fatto tuo il concetto che il nostro lavoro è quello di orientare e guidare alla salute e certamente noi qui abbiamo tutti la stessa idea in merito.
In lingua latina la parola “Whole” “Intero-tutt’uno” e “Salute” derivano dalla stessa radice, per cui condividono lo stesso concetto; ricercare “l’interezza–l’essere tutt’uno” vuol dire sicuramente cercare la salute e cercare la Salute vuol dire cercare e voler essere “tutt’uno”.
Per me una delle cose più belle in cui mi sono imbattuto moltissimi anni fa e che mi ha dato supporto nella vita, nella mia pratica, nel mio insegnamento e soprattutto nella mia vita, è la nozione che la salute non si perde mai. Proprio come non si può mai perdere la totalità. Magari è più il tempo in cui non ci sentiamo tutt’uno, ma molte volte ci accade di non sapere che siamo in uno stato di interezza, perché ci sentiamo frammentati in relazione a quella pienezza, integrità. Ma alla fine i principi sono gli stessi e questo è ciò chi siamo veramente: noi siamo interi, tutt’uno, noi siamo la salute. Qui il praticante deve intervenire per far sì che questo benessere, che deriva dal senso di integrità, accada. Si tratta di trovare la Verità, e la Biodinamica si occupa di trovare la verità, non una qualsiasi, bensì la verità che da percorsi diversi ci riporta ad un rapporto diretto con la nostra salute, anche perché la salute e l’integrità non si perdono mai.
Michael Shea: Sarebbe interessante parlare anche del processo di guarigione, in tutti i sistemi e anche in Biodinamica si parla di guarigione e di come la guarigione accade.
L’associazione tra lentezza e quiete è la base del processo di guarigione.
Il processo di guarigione può iniziare a dispiegarsi del tutto e solo in una ora. Mi viene in mente un aneddoto. Un vecchio nativo americano, guardando la mia agenda, con stupore mi disse: “Quindi tu prendi appuntamenti di un’ora? Tutto accade in 60 min.???” e sorrideva sornione; in effetti il processo di guarigione si apre e si rivela nel tempo.
E il modo in cui affrontiamo il paziente sapendo che c’è un processo che perdura in un tempo…e allo stesso tempo vi è una terapia in corso per il modo in cui usiamo le nostre mani, nella biodinamica l’utilizzo delle mani è diverso. Tutte le terapie manuali hanno un uso diverso delle mani che un mio amico americano definisce con l’espressione “Mani volenterose,disposte” mentre io adoro definirle “Mani trasparenti”. Ma Sutherland disse alla fine quando elaborò il suo modello Biodinamico che la Riverenza e il Rispettosono dei componenti importanti del nostro lavoro, quando questi si incontrano vi è la consapevolezza dei processi di percezione, ma anche la capacità delle mani che ci guidano.
Le nostre mani sono guidate dal rispetto e dalla riverenza ed è per questo che a me piace usare il termine “Trasparenti”;
noi permettiamo alla marea, alla Respirazione Primaria di muoversi attraverso le nostre mani, così che le nostre mani non creino barriere o resistenza nel processo di guarigione. Ne consegue che è bellissimo espandersi, sprigionarsi, esprimersi anche grazie alle nostre mani.
Franklyn Sills: Sì infatti..tutto questo è molto bello. Ci troviamo in un momento cruciale di cambiamento nel campo craniosacrale, cioè nel passaggio da una mentalità fatta di analisi, di test di movimento, in cui si cercava di capire cosa sta per succedere e cosa fare, ad una mentalità bellissima dove abbiamo quest’ampio campo di percezione, la percezione in cui le nostre mani diventano trasparenti. E ad un livello più profondo diventiamo trasparenti anche noi, possiamo evitare pensieri e le intenzioni. Sutherland disse alla fine della sua vita “non usare alcuna forza dall’esterno, lascia fare tutto il lavoro alla Potenza (Potency) intrinseca”. Lui lo intendeva veramente e questo per me ha significato, nel corso degli anni, passare da una mentalità comoda e confortata dall’analisi ad una mentalità che può lasciarsi andare e ricevere ed essere ricevuto nello stesso preciso istante. Ecco questo è anche un
bel cambiamento nell’ambito craniosacrale, ambito in cui stiamo passando da un modo di “fare” ad un modo per “ricevere”, ovvero un modo di “essere”!
In cui davvero bisogna lasciarsi andare e affidarsi alle forze intrinseche che faranno la guarigione per noi. Questo cambiamento che descrivo lo trovi oramai ad ogni livello ed è chiaro che la definizione di “Mani Trasparenti” è bellissima perché, in conclusione, è proprio l’essere trasparenti il cardine di tutto ciò; quindi Grazie !
Michael Kern: Sì, un’altra cosa che si è evoluta in questo lavoro nel corso degli ultimi 30-40, anni addirittura forse negli ultimi 50 – 60 anni, è stata la consapevolezza che esistono diversi modi e condizioni che permettono a queste forze di apparire, di emergere e di esprimersi. Io credo che l’esperienza acquisita dalla maggior parte di noi in questi anni consista nell’aver capito che non è nel fare, non è nell’attività e non è nell’azione che questo processo profondo terapeutico sorge e nasce, ma è più nel rapporto tra assestamento e quiete (stillness); il che ci riporta al punto di cui ha parlato prima Michael Shea, l’importanza di rallentare le cose; e il perché sia così importante sta nel fatto che è solo nell’assestamento e nella lentezza e nella quiete che noi possiamo accedere alle forze terapeutiche profonde, a quelle forze embriologiche organizzatrici. Quindi rallentare sia dal punto di vista fisiologico che psicologico è una parte integrale per riallinearci al nostro livello base di salute e tornare al nucleo centrale del nostro essere. Ora che questi meccanismi sono più chiari a tutti, viviamo una fase importante, e molti praticanti nel mondo hanno potuto elaborare diversi metodi per far sprigionare queste forze e per trovare la guarigione. Novità eccitante per il nostro campo! Ho come la sensazione che ci avviciniamo sempre di più a capire le risorse della guarigione…certo siamo ancora lontani dal grande A. T. Still, ma sono sicuro che qualcosa si stia muovendo e molte cose accadranno ancora. (…)
Michael Shea: è molto interessante tutto questo anche perché il paradigma Biodinamico non ha un percorso fisso di per sé, perché noi non ci concertiamo su un problema meccanico e, poiché ogni trattamento ha una componente diversa, noi dobbiamo essere pronti alle novità. Per me, sentire le vostre testimonianze, è stato curioso e interessante al contempo,. Ormai metto mani sul corpo umano da oltre 35 anni e vi assicuro che il corpo umano del paziente contemporaneo è cambiato radicalmente rispetto a quello di 35 anni fa.
È mia convinzione che il paradigma biodinamico sia la risposta alla situazione attuale, proprio perché oggi abbiamo a che fare con situazioni estremamente complesse e molto spesso si tratta di problemi metabolici dei nostri pazienti. La bellezza del modello osteopatico all’origine è che vi è un sistema di struttura e funzione guidato dalla natura e per me la cosa bella della biodinamica è che ci permette di scindere e di allontanarci dal problema strutturale, anche perché questi problemi strutturali ora sono radicati nei problemi metabolici e così li possiamo lavorare in modo funzionale nell’aspetto fluido, diciamo; rallentando i processi e cercando di percepire schemi di movimento più grandi, più ampi. Ed è proprio questa funzionalità che ci permette nel paradigma Biodinamico di favorire il processo di guarigione.
Franklyn Sills: Per me il cuore-fulcro di questo cambiamento sta nell’orientamento del praticante: dagli effetti alle origini, quindi dai problemi strutturali, dai problemi psichici e di movimento sono effetti che derivano da forze originate dalla storia che ci stiamo portando ancora dentro,. Per me il vero cambiamento è quello di tenere gli effetti dentro le forze più profonde della vita, dentro quel campo che ci sostiene dal momento del concepimento e che è tutt’ora presente.
E c’è uno scambio potente che percepiamo tra la quiete, la respirazione primaria e la forma; di cui abbiamo parlato prima e che il Dr. Becker chiama rhythmic balanced interchanges, un interscambio ritmico bilanciatouno scambio profondo: quando le nostre mani sono trasparenti e noi siamo trasparenti e teniamo il tutto tra le nostre mani, quiete (stillness), respirazione primaria, potenza e forma, ecco che si sente la vibrazione, come una quiete vibrante. Questo scambio nel presente permette alla funzione e alla struttura di riorientarsi a queste forze.
Michael Kern: Sì, penso che la Biodinamica sia un modo molto singolare e unico per riorientare il rapporto tra funzione e struttura … sapete come ai vecchi tempi, quando, poiché l’orientamento era incentrato sulla struttura corporea, si cercavano e si trovavano modi per sistemarla e, quindi, da lì si regolava la sua funzione: di conseguenza la funzione era una sorta di risposta/conseguenza agli aggiustamenti strutturali. E pertanto io penso che la Biodinamica ci abbia insegnato, negli ultimi anni, soprattutto la comprensione dell’importanza della funzione, intendendola non soltanto in quanto funzione fisica e fisiologica, ma nel senso più esteso di funzione delle forze, che comprende quindi la funzione delle forze inerziali e la funzione delle forze biodinamiche, ovvero le forze della salute.
Perciò, se possiamo creare le condizioni che consentano una maggiore espressione di queste forze, le forze organizzatrici e salutari, la struttura automaticamente risponde e noi non dobbiamo tirare i tessuti o manipolare, facendo cose sui corpi delle persone. È incredibile quello che può succedere attraverso la Biodinamica quando le forze in gioco hanno la possibilità di risolvere. Ed è questa per me una delle caratteristiche che rendono la Biodinamica unica.
Bisogna guardare all’espressione delle forze dentro la forma e usarle come interfaccia primaria.
Franklyn Sills: C’è un profondo apprezzamento e comprensione sul concetto che la forma è un’espressione delle forze al lavoro, e che già dall’inizio, dal concepimento, da quando fu generata la nostra forma, dentro il campo fluido vi erano forze in gioco, forze primarie, respirazione primaria, principi organizzativi primari (primary organizing principles) che sono sempre presenti ora. E se riesci a mantenere, trattenere, reggere i particolari quali la struttura, la funzione, i problemi inerziali, le sofferenze, il dolore dentro il contesto di queste forze allora può anche accadere qualcos’altro. Ed è come dice il Dr. Becker: lui “sta in ascolto per qualcosa, qualcos’altro”, attende un cambio delle forze, un cambiamento all’interno del sistema.
E questo ci riporta al concetto di Michael Shea, la natura della presenza e della relazione nel rapporto di fiducia che ci deve essere tra voi e il paziente, il paziente deve sentirsi al sicuro e deve potersi fidare per potersi lasciare andare proprio dentro la nostra trasparenza e nella ricettività, risonanza e compassione del nostro campo relazionale in cui accettiamo incondizionatamente e riconosciamo l’altro, (…)
Questi sono i nostri bisogni primari fin dal concepimento: sentirsi al sicuro nelle relazioni con l’altro, essere riconosciuti e accettati incondizionatamente.
E se riusciamo a creare questo campo relazionale, dove l’altro si assesta e si sente al sicuro, allora lì si può lasciarsi andare e si avrà il potenziale per far uscire fuori dal corpo la sofferenza, quindi possono manifestarsi le forze e si può agire nella “Quiete”. (…)
Michael Kern: Sì, penso che questa sia la chiave, Franklyn, a volte fa letteralmente uscire dalla sofferenza e, talvolta, ci dà soltanto la capacità di affrontarla. In ogni caso ci mette in contatto con quelle che possiamo chiamare risorse, forse anche con il senso della sofferenza, proprio perché così, anche nella sofferenza, possiamo ancora essere in salute, essere nella nostra integrità, essere tutt’uno.
Michael Shea: Si si è proprio per questo forse il Dr. Becker disse: “Lasciatemi da solo con la mia lesione primaria!”
Franklyn Sills: “Hahahahah…si si lasciatemi da solo” (cristina:probabilmente perché anche nella lesione riusciva ad essere tutt’uno)
Michael Shea: Quindi noi riconosciamo la sofferenza e vediamo i sintomi per cui c’è la sofferenza e il dolore e poi la gente inizia a parlare dell’origine del loro dolore e della loro sofferenza e del perché sono lì. Quello che stiamo dicendo qui è che a volte la gente ha bisogno di questo, perché è così che si arriva ad uno sviluppo psico-spirituale più profondo della loro vita, di cui noi effettivamente non sappiamo nulla. E in un certo senso la loro vita non è neanche affar nostro. Dobbiamo lasciare quel complesso che noi vediamo e sentiamo così vividamente, perché bisogna tornare a quelle forze originarie, al tutt’uno e offrire a loro il nostro supporto. Anche perchè io credo e so per certo che noi non potremmo mai sapere dove quelle forze ci porteranno, potrebbero portarci verso i sintomi ma anche no, ma quello che è certo che Noi siamo gli “Osservatori”.
Franklyn Sills: Si si assolutamente, sono d’accordo. Noi non possiamo mai sapere. E questo è quello che ho imparato in anni e anni di lavoro e pratica sui miei pazienti. Io non posso sapere quello che deve e sta per accadere. Anche se le persone vanno in analisi e se applico altre tecniche, a maggior ragione, queste persone avranno bisogno di essere riportate al centro delle loro forze inerziali proprio per mantenere la loro integrità e la loro sicurezza. E così la cosa più bella del metodo biodinamico è che possiamo davvero essere in quello stato di non conoscenza e di fiducia. Proprio come Sutherland diceva: “ Fidatevi della marea”
Ecco clinicamente sarebbe semplicemente osservare lo svolgimento e l’aprirsi di questo processo, al quale mentalmente non ci saremmo mai arrivati… né attraverso l’analisi, o test di movimento, o dei tessuti o qualsiasi altra cosa. Dalla quiete emergono, in una precisa sequenza, un processo verso la guarigione ai quali io non sarei mai potuto arrivare attraverso altre tecniche. Ma io posso essere presente come osservatore e come testimone. Questo credo che sia uno dei principali cambiamenti in biodinamica, lo abbiamo ottenuto negli ultimi anni, e cioè che le Forze e la Respirazione Primaria contengono il “sapere” o come lo chiama Dr. Becker “il piano di trattamento intrinseco” ; la saggezza e il sapere alla quale non sarei mai potuto arrivare mentalmente. Il nostro ruolo diventa qui il divenire “un contenitore”, un contenitore sicuro dove il sistema può sprofondare, le persone lasciarsi andare e le forze sprigionarsi meravigliosamente.
Michael Kern: eh si … questo … credo che sia anche il luogo dove la trasparenza entra, perché noi in un certo senso dobbiamo sparire in modo da lasciar libere e non ostacolare quelle profonde forze riorganizzative, che il Dr . Sutherland chiama l’Intelligenza con la I maiuscola, che va ben oltre la comprensione umana.
E non è qualcosa che si ascolta semplicemente, ma che avviene piuttosto con l’abbandonarsi e il lasciarsi andare. In effetti parliamo sempre dei nostri pazienti che devono lasciarsi andare, ma i primi a doverlo fare siamo noi. Questo è il punto di partenza (Qui lo dicono coro ).
Lasciarsi andare in modo radicato e incarnato perché come ha detto Franklyn noi non sappiamo cosa accadrà dopo e non possiamo prevederlo. Ma c’è questa sapienza, quest’intelligenza superiore che lo sa, e vi confesso che per me effettivamente è stato un enorme sollievo sapere che esiste questa intelligenza superiore che sa cosa deve succedere, mi ha liberato dalla pressione che dovevo capire per forza cosa succedeva dopo e cosa avrei dovuto fare dopo con i miei pazienti. Il che il più delle volte era come camminare al buio, a volte ero fortunato e trovavo la luce e a volte no. Ma la nozione, l’idea che esiste qualcosa che ci guida e che sa, un principio ordinatore di base, è straordinaria, a volte può essere sconcertante perché richiede capacità di ascolto per saper ri-orientare le forze, ma al contempo è molto rassicurante.
Franklyn Sills: si sono d’accordo è un grande sollievo! Voglio dire che gioia e che sollievo poter avere l’esperienza percettiva delle forze del supporto e del sostegno alla vita! Sono una presenza sacra. Già solo il fatto che in una situazione clinica, possiamo abbandonarci e lasciarci andare alle forze guaritrici.
Michael Kern: In effetti, cosa altro potremmo fare in presenza di questa Intelligenza che è molto superiore di te, se non quella di fidarci e lasciarci andare! Con tutto il rispetto ma non ce altra via.
Franklyn Sills: esatto ..e per scoprirlo devi lasciarti andare completamente, il che fa paura a molte persone. (…)
Michael Shea: A me piace molto il significato della parola terapista che deriva dal greco Therapeia e che vuol dire “il manager del contenitore terapeutico”, come il manager del tempo di guarigione. Il manager del contenitore, il contenitore dove il paziente svuota dentro il suo dolore e la sua sofferenza, e dentro questo contenitore si è in presenza del divino, del sacro; il sacro che contiene le risposte e le forze guaritrici, e lì che avviene il lavoro del terapista, quello di gestire queste forze. Gestire il tutto, dalla stanza alle relazioni. È tanto lavoro, la biodinamica richiede molto lavoro, biodinamica è non è solo l’azione delle forze guaritrici ma ricreare l’ambiente adatto per far si che esse si possano esprimere in modo indisturbato, un ambiente protetto e sicuro. Noi dobbiamo regalare al cliente il dono della non paura.
Franklyn Sills: Per riassumere quello a cui siamo arrivati oggi è forse quello di avere un altro approccio alla vita, un po’ meno biomeccanico ad un approccio più biodinamico in cui vi è la consapevolezza di queste forze, che tutto è connesso e collegato. Ed è proprio un cambiamento della persona stessa … è un cambiamento mentale. E io ho provato ad ingegnare ai miei corsi delle cose che in parte erano biomeccaniche e in parte biodinamiche, ma ho capito che non si può fare. Non è possibile, perché ero già cambiato mentalmente. È un limite potente, che è li e una volta compreso non puoi far finta che non esiste.
Per riassumere al volo, (…) c’è una citazione del Buddha che mi viene in mente in cui lui parla della natura di “citta”
http://en.wikipedia.org/wiki/Citta
parola che ha un doppio significato, vuol dire mente ma anche coscienza che vuol dire vita. Il Buddha dice il cuore di “citta” è il sapere, la salute. Questa qualità al centro dell’essere è, luminosa e libera una libertà che diviene oscurata dalle condizioni della vita che ci portiamo dietro. La cosa bella è che noi ritorniamo verso questa intrinseca luminosità e libertà. (…)
Michael Shea: Diresti che all’interno di questa ”citta” vi è la compassione?
Franklyn Sills: Si, esatto, li sono le radici della compassione. Abbiamo tutti avuto l’esperienza che quando entriamo in questo spazio è uno spazio di cuore, sentiamo il nostro cuore risuonare toccato dall’altro e questo va oltre la nostra personalità, risuona direttamente a molti livelli nella neurobiologia, ma soprattutto in uno spazio di intelligenza superiore, di conoscenza assoluta (knowingness). È un posto straordinario.
Grazie a tutti
N.B la traduzione in parte non è letterale dovendo adattare il linguaggio parlato a quello scritto.