I neonati e i bambini amano raccontare le loro storie e comunicare le loro esperienze, il linguaggio che usano è universale, fatto di gesti, pianti e gemiti. Comunicano senza parole, esprimono le loro emozioni in modo chiaro e preciso e quando si sentono ascoltati, riconosciuti e accolti si rilassano empaticamente.
Se abbiamo la capacità di comprendere il linguaggio corporeo, quei movimenti che arrivano dalla profondità della psiche del bambino e il loro significato, possiamo iniziare a conoscere ad un livello più profondo quel neonato e a sostenerlo appropriatamente nel suo percorso di crescita. Questi movimenti che arrivano dalla psiche e che possono esprimere rabbia, tristezza o stress sono correlati con diverse espressioni di pianto. Succede spesso che queste espressioni non vengano viste perché il pianto del neonato genera nei genitori, o nel caregiver, una risposta rivolta alla risoluzione del problema.
In realtà i bambini usano il pianto per differenti ragioni, ci sono fondamentalmente due tipi di pianto: il primo è quello che esprime il bisogno del momento presente, come il bisogno di essere cambiato, nutrito, o preso in braccio e questo è il tipo di pianto che tutti possono riconoscere. Il secondo è chiamato pianto del ricordo o della memoria, quello che viene spesso accompagnato dal linguaggio corporeo del neonato, il Baby Body Language, ed è proprio attraverso questo linguaggio che il bimbo esprime sentimenti ed emozioni, come per esempio la tensione o lo stress.
Ascoltare la qualità del pianto, accogliendo quello che il bimbo ci vuole comunicare diventa di grande importanza per aiutarlo ad affrontare e a trasformare queste emozioni. Mentre offrire conforto o distrazioni, seppur con le migliori intenzioni, non porterà il risultato di accogliere e di far rilassare il piccolo, che probabilmente continuerà a piangere sentendosi ancora meno compreso. Sappiamo bene che è proprio raccontando la nostra storia a qualcuno che ci ascolta empaticamente che riusciamo ad averne una comprensione più profonda e a lasciarla andare.
Se immaginiamo di aver avuto una giornata molto stressante sul lavoro, di aver litigato con un collega o con un amico, quando torniamo a casa vogliamo condividere questa esperienza con il nostro partner, può capitare che mentre la raccontiamo non ci sentiamo accolti e sostenuti, ma riceviamo un feedback del tipo: “Stai tranquillo non ti preoccupare, non è niente” oppure “Dai, prenditi un caffè vedrai che ti sentirai meglio”, mentre quello che ci farebbe sentire davvero incontrati sarebbe che l’altra persona dimostrasse di aver veramente capito, senza cercare di diminuire l’intensità del nostro sentire.
Il cuore dell’approccio craniosacrale biodinamico è proprio la capacità dell’operatore di “essere presente” momento per momento, ascoltare e accogliere il neonato così come è, nella sua interezza, per tutta la durata del processo, rimanendo in contatto con la quiete e con le forze originarie che creano e mantengono la salute.
L’operatore craniosacrale attraverso la sua presenza, un contatto delicato e l’orientamento ad un campo ampio può favorire l’emergere della storia, dei sentimenti e delle emozioni, permettendo al bambino di esprimersi totalmente, di trovare nuove soluzioni e di lasciare andare le tensioni sentendosi ascoltato e accolto. Durante la sessione di craniosacrale con un bambino o con un neonato è importante coinvolgere anche i genitori perché è proprio a loro che il bimbo vuole far sapere tutta la storia.
Solitamente il genitore seduto tiene il suo bimbo in braccio o vicino a sé, l’operatore trova una posizione comoda, si assesta vicino a loro aspettando quietamente di essere invitato per entrare in contatto con il bambino. Il contatto cambia a seconda di quello che viene manifestato durante la sessione, ma rimane sempre aperto alla percezione della quiete e dei ritmi lenti del Respiro della Vita. Questo approccio delicato permette l’emersione delle risorse, facilitando il ristabilirsi di un equilibrio e una maggiore intesa tra genitori e figli.
Una storia che i bambini amano raccontare riguarda il modo in cui sono venuti al mondo, vogliono far sapere come si sono sentiti e quanto questa esperienza è stata intensa per loro. Il processo di nascita è una delle esperienze più forti che possiamo avere, come neonati possiamo sperimentare momenti di stress e di compressione legati allo spazio molto ristretto nel quale ci troviamo durante il travaglio e il passaggio attraverso il canale del parto. I punti più vulnerabili sono la testa, il viso e le spalle. Ci potrebbero essere anche profonde tematiche psicologiche derivanti da momenti stressanti dei diversi stadi del parto che inducono false credenze e limitazioni che ci accompagneranno per tutta la vita intensificandosi nei momenti di stress.
Attraverso l’ascolto profondo di un operatore di biodinamica craniosacrale bambini di tutte le età possono riscoprire la potenza e le risorse che sono stati in grado di contattare durante la nascita e utilizzare questa esperienza per aprirsi a nuove opportunità di vita. Se immaginiamo un neonato che durante la nascita ha avuto il cordone intorno al collo, l’esperienza di questo bambino è che ogni volta che cerca di spingersi in avanti si sente strangolare e perde la connessione con la propria energia vitale. Questa esperienza così forte potrebbe creare la credenza che spingersi in avanti sia pericoloso e determinare atteggiamenti inconsci che non lo fanno vivere con pienezza.
Durante la sessione, il bimbo che è nato con il cordone intorno al collo, potrebbe mettersi nella posizione in cui è rimasto incastrato nella pancia della mamma e incominciare a fare movimenti e gesti che fanno capire quello che è successo. L’operatore, accogliendolo empaticamente il neonato e tutte le sue manifestazioni, potrebbe far contatto ai piedi e sentire che il bimbo inizia a manifestare un impulso, iniziando ad avere la consapevolezza di potersi muovere in avanti senza paure. A questo punto del processo il bimbo vuole far sapere come è stato per lui quel momento e probabilmente inizierà a piangere. Questo è quello che chiamiamo un pianto della memoria, il bimbo sta raccontando la sua storia e sappiamo che ogni esperienza difficile rivissuta in contatto con delle risorse, è una possibilità per evolvere attraverso lo stare con quello che c’è.
Con l’aiuto di un operatore in craniosacrale è quindi possibile esplorare il processo di nascita, affrontare le difficoltà, riconnettendosi con la propria interezza. Come lo sciamano dei tempi antichi aiutava a riconnettersi con le varie parti del corpo, gli operatori in craniosacrale facilitano la riconnessione con i ritmi lenti, con le risorse originarie e l’interezza, creando le condizioni e l’accoglienza necessarie per l’evoluzione dei bambini, in modo che possano vivere una vita piena e gratificante. Non è mai troppo tardi per avere una nascita felice.
tratto da: http://www.acsicraniosacrale.it/ai-bambini-piace-il-craniosacrale/
a cura di di Luisa Brancolini