bambini, embriologia, gravidanza, psicologia prenatale, salutogenesi

L’Haptonomia

Autrice Isabella Robbiani

In pochi in Italia conoscono cosa sia e a cosa serva l’haptonomia, eppure questa scienza è presente oramai da più di 20 anni in molti Paesi europei ed è attualmente praticata da più di 300 professionisti della salute sparsi in tutto il mondo.

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L’haptonomia, disciplina fondata nel 1945 dal medico olandese Frans Veldman (1921-2010),  studia l’affettività espressa attraverso il contatto tattile.  Il termine che la denomina si compone di due parole greche: haptein, ‘contatto’, enomos, ‘intelligenza’; la definizione che se ne può dare è  scienza dell’affettività e delle relazioni emozionali umane.

L’osservazione fondamentale emersa dalle ricerche di Veldman è che la “conferma affettiva” è indispensabile per il pieno sviluppo del potenziale dell’essere umano, fin dal suo concepimento.

Il nascituro che può sperimentare il contatto amorevole a partire del grembo materno riceve un piacere e una conferma di sé che contribuiscono alla costruzione della sua sicurezza affettiva ed emotiva, che in seguito lo aiuterà ad affrontare le sfide della vita e a assaporarne la ricchezza.

Si tratta di un approccio che arricchisce tutti gli operatori sanitari nell’esercizio del proprio lavoro per la qualità del contatto umano che offre con il paziente, favorendo uno stato di sicurezza di base nella persona, sia che essa sia infelice, sia malata, sia morente o non ancora nata.

Uno dei campi di applicazione di questa scienza che ha avuto maggiore riscontro è la  perinatalità. L’haptonomia perinatale prevede un accompagnamento che si rivolge alla coppia genitoriale, madre e padre, che entra in contatto intimo con il figlio, a partire dai primissimi mesi del concepimento fino al primo anno di vita del bambino.

Questo percorso favorisce lo sviluppo della relazione emotiva, attiva, tra madre, padre e figlio. Facilita la creazione e lo sviluppo del sentimento di paternità e di maternità. Sollecita la partecipazione relazionale del bambino dal momento del concepimento, nel grembo materno. L’haptonomia definisce “grembo materno” il nido “affettivo” formato da utero, perineo, diaframma toracico e muscoli addominali. Condotto in un clima di sicurezza, tenerezza e fiducia, l’accompagnamento continua dopo la nascita fino all’acquisizione da parte del bambino della capacità di camminare, momento che segna una tappa fondamentale della sua autonomia.

La qualità del rapporto affettivo ed emotivo che si instaura durante il percorso haptonomico tra genitori e figli ha una funzione preventiva sulle possibili problematiche relazionali successive alla nascita.

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La relazione affettiva, infatti, che viene favorita nella triade, tra madre e padre con il figlio, nutre un senso di genitorialità condiviso, di responsabilità emozionale vissuta insieme. I genitori scoprono che possono sostenersi a vicenda e sostenere lo sviluppo fisico, psichico ed affettivo del bambino dandogli spazio ben prima della sua nascita, invitandolo a prendere l’iniziativa dell’incontro. Così, instaurano la base del rapporto in una dimensione educativa, orientata verso l’autonomia, che è favorita dalla sicurezza emotiva. Il bambino, sin dalla vita prenatale, è integrato in una esperienza di scambio, non solo con la madre e il padre, ma anche con chi gli sta intorno. Questo pone le basi della sua apertura ad una vita sociale in cui ognuno trova il suo posto, nel pieno rispetto reciproco.

Come afferma Catherine Dolto, medico e direttrice della formazione in perinatalità del Centro Internazionale della Ricerca e dello Sviluppo dell’Haptonomia (CIRDH) di Parigi, l’accompagnamento haptonomico perinatale non è riducibile alla sola preparazione al parto. Si tratta, più in generale, di una preparazione al parto, alla nascita e alla cura del bambino. Il bambino è accompagnato, guidato e sostenuto da suo padre e sua madre per tutta la gravidanza nel grembo materno, ma anche durante il travaglio e la sua nascita.

La madre scopre che grazie alla parte del suo sistema nervoso che è condizionato dalle emozioni (le vie sottocorticali) può entrare in contatto diretto con il suo bambino, dall’interno, già in gravidanza. Lei può, grazie al rilassamento che consegue a questa semplice consapevolezza, senza nemmeno mettere le mani sulla pancia, incontrare attivamente il suo bambino, offrendogli la possibilità di rispondere ai sentimenti che prova per lui e ai pensieri che gli rivolge: il bambino reagisce a questi stimoli avvicinandosi o allontanandosi, e muovendosi molto lentamente, di rispondere ai suoi lievi movimenti, ondeggiamenti, dondolii.

In effetti, il tono del diaframma e del perineo sono molto sensibili allo stato affettivo della madre: il bambino discerne le più piccole variazioni e reagisce ad esse. Lei può indurre calma e sicurezza, anche nei momenti difficili, sia sé stessa che per lui. Scopre di essere capace di proteggerlo, cosa che è rassicurante per lei, ma anche per il figlio e il padre. Pertanto l’haptonomia è in grado di fornire un valido sostegno anche durante la gravidanza cosiddetta “a rischio”, sia che dipenda da una problematica psico-affettiva (depressione, lutto familiare, difficoltà di accettazione dello stato di gravidanza…), sia che richieda una presa in carico molto medicalizzata (minaccia d’aborto, o di parto pretermine, fecondazioni medicalmente assistite, diagnosi di patologia fetale).

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L’haptonomia perinatale promuove un travaglio e un parto spontaneo, ma si rivela preziosa anche per i parti cesarei o medicalizzati, in quanto aiuta la madre a rimanere in intima vicinanza con il bambino e a mantenere la sensazione che è lei a dargli la luce, anche se è assistita in questo da una équipe di medici.

Il legame affettivo che si instaura grazie ai cambiamenti di tono dovuti alla sollecitazione delle vie subcorticali fornisce un senso di benessere, di completezza, che è accompagnato da un tono muscolare molto specifico – tonico ed elastico – e da una lassità dei legamenti, propizi al parto spontaneo.
Questa condizione fisica non è il risultato di una tecnica o di un’esercizio, ma è l’effetto della percezione di una rassicurante relazione affettiva. La madre, assecondando il suo sentimento materno, oltrepassa i suoi limiti abituali grazie alla relazione di aiuto che offre al suo bambino, aprendo e accompagnando attivamente il cammino del figlio verso l’uscita dal grembo materno. Invece di spingere per “cacciare” fuori da sé il nascituro, la madre lo guida, gli apre la strada e lo accompagna. La nascita di un essere umano è un evento irripetibile, essenziale e fondante per la sua esistenza futura. La madre, con il prezioso aiuto del padre, assiste il bambino nel suo percorso, anche quando soffre.

Il fatto che la madre sia concentrata sull’obiettivo di assecondare e accompagnare il suo bambino e non su sé stessa ha effetti sul tono muscolare, ma anche sulle secrezioni ormonali delle endorfine naturali. Tutto questo riduce il dolore e le dà la forza per meglio sostenere la nascita.

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L’accompagnamento della relazione affettiva tra il bambino e i suoi genitori non termina al momento del parto: il bambino, ben accompagnato nel periodo prenatale, nasce con la naturale aspettativa che le modalità di accudimento e interazione emotiva che ha conosciuto nel grembo materno trovino anche al di fuori conferma e compimento, la madre ha bisogno di ritrovare la sua completezza e sicurezza interiore rispetto ad una situazione totalmente nuova (ogni nascita è diversa e ogni figlio è differente) e il padre di sentire di essere incluso ancora nella relazione. Ecco perché è importante che il percorso continui anche dopo la nascita.

Nell’accompagnamento haptonomico, sia prima che dopo la nascita, si cura molto il “linguaggio” del contatto tattile, ma anche la modalità con cui si porta il bambino, in quanto il “modo” in cui la madre porta il figlio è profondamente influenzato dalla relazione intima che ha con lui. Infatti, in haptonomia si attribuisce grande importanza alla possibilità del bambino di sperimentare fin dall’inizio della sua vita la verticalità. Prima della nascita, tramite la presenza e il contatto affettivo  delle mani del padre, si invita il nascituro a porsi comodamente verso la parte dorsale del grembo materno, liberando la parte anteriore, che diventa subito più rilassata. In questo modo ne risulta migliorata la postura della madre, ma anche il bambino può beneficiare di uno spazio più soffice e morbido. Dopo la nascita, persino quando il bambino è sdraiato, si dà al bambino la possibilità di sentire il suo asse che va dall’osso sacro (la sua base) alla sua testa. Tale esperienza è essenziale per il suo sviluppo. Grazie al sostegno della base del bambino, che viene offerto con fiducia e consapevolezza dal genitore, il bambino diventa cosciente della sua corporalità e sviluppa uno stato di sicurezza di base che lo aiuta ad affrontare con più fiducia il mondo e la vita.

 

scritto da Isabella Robbiani , tratto da D&D “Il giornale delle ostetriche”, ottobre 2012

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http://www.aptonomia-perinatale.it/category/haptonomia

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