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La Pelle: essenzialità del suo ruolo nella formazione e nello sviluppo evolutivo dell’individuo

L’amor che move il Sole e l’altre stelle

“Un essere umano può trascorrere tutta la vita cieco, sordo o completamente privo dei sensi dell’olfatto e del gusto, ma non può sopravvivere senza le funzioni proprie della pelle.” (Ashley Montagu).

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Effettivamente, la pelle, intercessore tra il mondo interno ed il mondo esterno, è il primo dei nostri organi di senso a svilupparsi. Ed é grazie alla sua funzione principale e ai messaggi che essa manda alla corteccia cerebrale che siamo in grado di costruire la visione del mondo e di noi stessi. Da qui prende avvio la sua fondamentale importanza nel ruolo dell’immagine che ognuno di noi ha di sé. Dagli studi e dalle ricerche di settore sappiamo che pelle e sistema nervoso hanno la medesima origine poiché entrambi nascono dallo stesso foglietto cellulare, ovvero dall’ectoderma. Il suo senso principale, quello più noto, è il tatto che, come si sa, comincia ad esprimersi fin dalle prime settimane dello sviluppo prenatale. E’ proprio grazie alle stimolazioni tattili che riceve dalla madre dal momento del parto a fin tutta la prima infanzia se il bambino è in grado di acquisire la conoscenza della propria identità corporea, presupposto fondamentale per la formazione di una personalità autonoma e per una sana crescita fisica, emotiva e comportamentale.

A sole 8 settimane l’embrione sente attraverso la pelle: un esserino di appena 2,5 cm di lunghezza, dalla testa al coccige, risponde inarcandosi  se solleticato sul labbro superiore o sulle ali del naso. A questo stadio di sviluppo l’embrione non ha occhi né orecchie, ma la sua pelle è già molto sviluppata. A 9 settimane esso risponde e gioca con le sollecitazioni tattili che riceve. La pelle, questo organo complesso e rilevante, mediante la funzione esercitata dal tatto, permette al feto di sentire i suoni e le vibrazioni; il suo sviluppo e il suo accrescimento perdurano per tutta la vita senza arrestarsi mai, anzi va detto che la sua sensibilità si perfeziona in relazione alle stimolazioni sensoriali che riceve dall’esterno: più stimoli riceve, più crescono sensibilità e linguaggio. Pensiamo un po’ all’osteopata e alla capacità delle sue mani di percepire le, pur minime, variazioni che avvengono nei tessuti. La mano dell’osteopata, allenata alla percezione tattile, dalla nostra pelle riceve informazioni non solo riguardo temperatura e pressione, ma anche relative a traumi lontani, magari risalenti alla prima infanzia o al momento del parto o, addirittura, fino al periodo prenatale. Tutto questo perché la nostra pelle ha una memoria, è una matrice, è come una tela sulla quale sono impressi  tutti i nostri vissuti, sia positivi che negativi:bisogna soltanto imparare a leggerla.

Anche gli studi della Medicina psicosomatica ci dicono quanto influisca la mente sulla nostra pelle e come i pensieri negativi si manifestino attraverso eczemi, foruncoli, psoriasi e altri fenomeni cutanei: questa è soltanto una via, quella che va dalla mente alla pelle. Grazie, invece, ad Ashley Montagu, antropologo inglese di chiara fama scomparso alla vigilia di questo millennio, si è pervenuti all’idea che non esiste una sola direzione, ma che è presente, altresì, un linguaggio inverso, ovvero dalla pelle al cervello. E’ stato dimostrato, infatti, da studi di approfondimento della teoria di Montagu che la stimolazione tattile della pelle può avere influenza sullo sviluppo del nostro cervello al  punto che rappresenta la base per un corretto e sano sviluppo di un essere umano. Tanto da poter affermare che il tocco, il contatto corporeo e la carezza quasi certamente costituiscono il Nutrimento necessario per la sopravvivenza, ancor più che il cibo stesso. Basta leggere le evidenze scientifiche fornite dalla Marsupio Terapia, nota anche come “Kangaroo mother care”, per rendersene conto. Essa consiste nel tenere il neonato nudo sul seno materno, a contatto diretto con il calore della pelle della mamma e con la testa girata in modo che il piccolo possa contemporaneamente ascoltare il battito del cuore della madre. E’ nata negli anni Settanta, in Colombia, come metodo per assistere i neonati prematuri in sostituzione delle incubatrici, non in numero sufficiente a coprire le necessità ospedaliere. Questo metodo facilita la regolazione della temperatura e del respiro del bambino, produce inoltre effetti positivi sul piano psicologico e comportamentale. Si rivelò molto più efficace delle incubatrici e qualche volta ha anche  riportato in vita: è documentato  un caso in Australia nel 2011, quando un bimbo che i medici avevano dichiarato morto, preso in braccio dalla madre che voleva stringerselo per un ultimo saluto,   riprese a respirare e riaprì gli occhi alla vita. Quello che al momento appariva come un miracolo era, in realtà, la potenza della straordinaria bellezza del calore umano. Se c’è una spiegazione scientifica essa è insita nella potenzialità del “contatto” del corpo del bimbo con il corpo della madre che con il suo amore fornisce il calore necessario alla ripresa della vita. Questa donna, seguendo il suo istinto, ha stretto a sé il bimbo e con la forza del suo abbraccio e con le parole sussurrate insieme al padre, ha trasmesso l’energia del “tocco”, non di un tocco qualsiasi, bensì del tocco che caratterizza la carezza, ovvero quel gesto, colmo d’amore e d’affetto, che riconosce pienamente l’altro. ( “la carezza è riconoscimento e gesto d’affetto che rispetta l’altro e che dall’altro può essere riconosciuto come attinente e reale”,  Romanini , pag. 193). Più dettagliatamente l’Enciclopedia Treccani, alla voce carezza  recita:” Per carezza s’intende qualsiasi dimostrazione di affetto o di benevolenza fatta ad altri con atti o con parole  e, più specificatamente, l’atto di passare leggermente le dita o la palma della mano sul volto o su altra parte del corpo di una persona come gesto di tenerezza. Le carezze fanno parte degli stimoli di cui hanno bisogno i lattanti per un sano sviluppo biologico e psichico. Nell’ambito dell’analisi transazionale, una forma di psicoterapia  che ha particolarmente approfondito il fenomeno, carezza indica il singolo messaggio interpersonale; ove a questo segua una risposta si ha una ‘transazione’, cioè una comunicazione.”

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Mediante il massaggio infantile accarezziamo il nostro bambino e impariamo a comunicare con lui. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di re-imparare questo linguaggio che è dentro tutti noi. Un linguaggio naturale di cui Madre Natura ci ha dotati, ma che nella cultura moderna sembra essersi smarrito. Un linguaggio fatto di mani e di cuore. Ci lamentiamo che con il bambino non arriva anche il libretto delle istruzioni … ma, se ci fermassimo per guardarci dentro,  ci accorgeremmo che quel libretto delle istruzioni sta dentro ognuno di noi. Attraverso il massaggio è possibile accompagnare, proteggere e stimolare la crescita e il benessere del bambino. Il Massaggio infantile permette ai genitori  di comprendere il linguaggio sottile, non verbale dei loro figli e li aiuta a sviluppare la capacità di ascoltare il loro bambino attraverso la creazione di un momento di speciale intimità.

Articolo a cura di Cristina La Villa,

esperta di Massaggio Infantile e Responsabile formazione per Blossom & Berry Massaggio Infantile e Baby Yoga

https://www.facebook.com/blossomandberryitalia?ref=hl

Un grazie speciale va ad Anna Vozza per avermi aiutato con la stesura di questo articolo.

Citazione : “L’amor che move il Sole e l’altre stelle” Dante – Divina Commedia – verso 145, canto XXXIII, Paradiso.

Bibliografia:

Ashley Montagu, Il linguaggio della Pelle

E. Berne, Analisi Transazionale e psicoterapia

1 pensiero su “La Pelle: essenzialità del suo ruolo nella formazione e nello sviluppo evolutivo dell’individuo”

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